Darreres novetats d'Arnau Gonzàlez i Vilalta (per a més informació veure currículum)

De com es guanyen els vots. Joan Estelrich i la circumscripció de Girona durant la II República, Palma de Mallorca, Lleonard Muntaner, 2010, 172 p., 14 €

Lluís Companys. Un home de govern, Barcelona, Editorial Base, 2009, 168 p., 14 €

La cruïlla andorrana de 1933. La revolució de la modernitat, Valls, Cossetània Edicions-Fundació Julià Reig, 2009, 239 p., 17 €

Cataluña bajo vigilancia. El Consulado italiano y el Fascio de Barcelona (1930-1943), València, Publicacions de la Universitat de València, 2009, 375 p., 23 €

Els diputats catalans a les Corts republicanes (1933-1939), Pub. Abadia de Montserrat, Barcelona, 2009, 384 pp. 29 €

LLIBRES DE PROPERA APARICIÓ (ENTENENT PROPERA AMB CERTA MODERACIÓ)

Les Joventuts d'Esquerra Republicana-Estat Català (1931-1952) i les Joventuts d'Esquerra Republicana de Catalunya (1973-2008), Barcelona, Fundació Josep Irla, 307 p., 2010.

La utopia és el camí. Ramon Sugranyes de Franch i Carles E. Mascarenyes (1936-1940), 483 p., Acontravent, 2010.

Contra Companys, 1936. La frustración nacionalista ante la revolución, (Diversos Autors), dir. juntament amb E. Ucelay-Da Cal, 391 p., València, Publicacions de la Universitat de València, 2010.

ÚLTIMS ARTICLES PUBLICATS

- ‘Epistolari mallorquí entre Francesc Cambó i Joan Estelrich’, Randa, n. 59, Curial, 2007, pp. 165-183.
- ‘La propaganda fascista italiana en Barcelona (1934-1936)’, Historia y Política, n. 18, juliol-desembre 2007, pp. 255-272.
- ‘Esquerra Republicana de Catalunya al Vallès Oriental (1931-1936): implantació territorial, militància i resultats electorals’, Ponències 2007, Centre d’Estudis de Granollers, pp. 11-49.
- 'Catalunya vista per la diplomàcia feixista italiana (1930-1943)'(en xarxa), Atti del IX Congresso internazionale (Venezia, 14-16 febbraio 2008), La Catalogna in Europa, l’Europa in Catalogna. Transiti, passaggi, traduzioni (Associazione italiana di studi catalani)
- ‘Miquel Badia i Capell: documentació sobre el seu pas per Andorra (gener-febrer 1936)’, (en xarxa)Papers de Recerca Històrica, n. 5, 2008, Societat Andorrana de Ciències, pp. 118-135.
- ‘Aportació documental: andorrans evacuats pel Consolat francès de Barcelona durant la Guerra Civil Espanyola (1936-1938)’, Papers de Recerca Històrica, n. 5, 2008, Societat Andorrana de Ciències, pp. 171-173.
- ‘Epistolari d’exili i guerra Ramon Sugranyes de Franch-Joan Estelrich (1936-1937): debat sobre el paper del catalanisme conservador’, Afers, n. 60, 2008, (pp. 455-475)
-'España no está en guerra': consideracions italianes sobre la censura de premsa espanyola (agost 1943)', juntament amb Gisela Bou, comunicació a les II jornades d'Història de la Premsa d'octubre 2007, publicat al volum 'Poder polític i resitència periodística', Barcelona, Generalitat de Catalunya, 2009, pp. 316-330

Projectes en curs (període previst de realització)

- 'Ángel Ossorio y Gallardo y sus artículos', 2011.

-'La idea de Països Catalans al segle XX (1900-1992)', 2009-2012.

- 'Catalogna-Catalogne-Catalunya: un país explicat pels Consolats d'Itàlia i França a Barcelona (1922-1946)', 2010-2011

RESSENYES, COMENTARIS DE LLIBRES I ALTRES

Darreres lectures

dijous, d’agost 13, 2009

L'arxiu d'Alcide de Gasperi


En aquesta pàgina podreu localitzar les obres completes del que fora primer ministre italià Alcide de Gasperi (1881-1954): http://www.degasperi.net/index.php

Biografia
Era il primo dei quattro figli di Maria Morandini ed Amedeo De Gasperi. Dopo di lui nacquero Mario, che fu sacerdote, Marcella ed Augusto.

Il periodo austroungarico
Anche se italiano di lingua e cultura, De Gasperi nacque e si formò in Trentino, compreso a quel tempo nei territori dell'Impero Austro-Ungarico. Fin da giovanissimo partecipò ad attività politiche di ispirazione cristiano-sociali: nel periodo degli studi universitari, a Vienna e ad Innsbruck, fu leader del movimento studentesco e protagonista delle lotte degli studenti trentini, che miravano ad ottenere una facoltà di diritto in lingua italiana. Dovette scontare per queste sue attività anche un breve periodo di reclusione ad Innsbruck.
Nel 1905 entrò a far parte della redazione del giornale Il Trentino e in breve tempo assunse la carica di direttore, scrisse una serie di articoli con cui difendeva l'italianità e l'autonomia culturale del Trentino dai tentativi di germanizzazione proposti dalle forze politiche nazionaliste del Tirolo tedesco, ma non mise in discussione l'appartenenza all'Impero Austro-Ungarico.
Nelle elezioni del Parlamento Austro-Ungarico del 13 e 20 giugno 1911 venne eletto tra le file dei Popolari: nel suo collegio elettorale di Fiemme-Fassa-Primiero-Civizzano, su 4275 elettori, ottenne ben 3116 voti. Il 27 aprile 1914 ottenne anche un seggio nella Dieta Tirolese di Innsbruck. Anche il suo impegno di Parlamentare, più che all'irredentismo, fu legato alla difesa dell'italianità e dell'autonomia delle popolazioni trentine. La sua attività propagandistica finì con l'essere tenacemente avversata dagli organi polizieschi in seguito al precipitare degli eventi internazionali: l'attentato di Sarajevo che determinò lo scoppio della prima guerra mondiale e soprattutto l'adesione dell'Italia alla Triplice Intesa. Anche "Il Trentino" fu travolto dalla censura: il numero del 22 maggio 1915 venne provocatoriamente stampato con sole pagine bianche; De Gasperi decise di sospendere le pubblicazioni per prevenire il pubblico sequestro.
Durante il periodo in cui il Parlamento di Vienna rimase inoperoso (dal 25 luglio 1914 al 30 maggio 1917), De Gasperi si dedicò soprattutto ai profughi di guerra. A tal proposito venne nominato delegato per l'Austria Superiore e per la Boemia occidentale del Segretariato per i profughi e rifugiati. Anche dopo la riapertura del Parlamento continuò a occuparsi del tema, tanto che presentò e fece approvare una legge per regolare il trattamento loro riservato. Intanto, con il proseguire della guerra, le sue posizioni politiche cambiarono e si fece fautore del diritto all'autodeterminazione dei popoli: nel maggio 1918 fu tra i promotori di un documento comune sottoscritto dalle rappresentanze dei polacchi, dei cechi, degli slovacchi, dei rumeni, degli sloveni, dei croati e dei serbi. E il successivo 24 ottobre partecipò alla formazione del Fascio nazionale, comprendente popolari liberali trentini e liberali giuliani e adriatici.

Dal primo dopoguerra al fascismo
Nel 1919 aderì al Partito Popolare Italiano promosso da don Luigi Sturzo; solo nel 1921 venne eletto deputato a Roma, in quanto il Trentino fino a quell'epoca era stato sottoposto a regime commissariale.
Nel 1922 si sposa con Francesca Romani nella chiesa arcipretale di Borgo Valsugana. Nasceranno quattro figlie, di cui una entrerà in monastero.
Al tempo delle dimissioni di Don Sturzo da segretario del PPI De Gasperi era capogruppo alla Camera. Nel 1925 assunse la segreteria del partito popolare.
Dopo l'iniziale sostegno del suo partito nella prima parte del governo Mussolini, tanto che nel 1923 i popolari cercarono inizialmente di trovare un compromesso sulla legge Acerbo,[2] De Gasperi tenne un discorso alla Camera dei Deputati il 15 luglio 1923 esplicando il suo atteggiamento verso quella legge.[3][4] Successivamente si oppose all'avvento del fascismo finché, isolato dal regime, fu arrestato alla stazione di Firenze l'11 marzo 1927, insieme alla moglie, mentre si stava recando in treno a Trieste. Al processo che seguì venne condannato a 4 anni di carcere e ad una forte multa.
Dopo la scarcerazione, alla fine del luglio 1928, venne continuamente sorvegliato e dovette trascorrere un periodo di grandi difficoltà economiche e isolamento morale e politico. Senza un impiego stabile, provò a presentare domanda presso la Biblioteca Vaticana nell'autunno 1928, contando sull'interessamento del vescovo di Trento, mons. Celestino Endrici, e di alcuni amici ex popolari. L'assunzione - come impiegato avventizio - venne soltanto dopo la firma dei Patti Lateranensi (1929).
In quella sede passò lunghi anni di studio e di osservazione degli avvenimenti politici italiani e internazionali, nonché di approfondimento della storia del partito cristiano del Centro in Germania e delle teorie economiche e sociali maturate in seno alle varie correnti della cultura cattolica europea.
Nel 1942-43, durante la Seconda guerra mondiale, compose, insieme ad altri, l'opuscolo Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana in cui esprimeva le idee alla base del futuro partito della Democrazia Cristiana di cui sarebbe stato cofondatore.
Una volta liberato il sud Italia ad opera delle forze anglo-americane, entrò a far parte in rappresentanza della Democrazia Cristiana (DC) nel Comitato di Liberazione Nazionale. Durante il governo guidato da Ivanoe Bonomi fu ministro senza portafoglio, mentre dal dicembre del 1944 al dicembre del 1945 venne nominato ministro degli esteri. Nello stesso anno fonda il Centro Nazionale Sportivo Libertas.

La vicenda De Gasperi - Guareschi
Nel 1954 Giovanni Guareschi pubblicò sul giornale umoristico Candido due lettere attribuite a De Gasperi datate 1944.
In questi documenti, De Gasperi avrebbe chiesto agli Angloamericani di bombardare la periferia della città di Roma, al fine di demoralizzare la popolazione ed indurla ad atti ostili contro i Tedeschi.
Guareschi venne condannato per diffamazione e passò un anno e mezzo in carcere. In diverse occasioni è stato affermato che Guareschi dichiarò di essersi sbagliato ma questa dichiarazione, secondo i figli dello stesso Guareschi, non è mai avvenuta.[5].

Nella Repubblica Italiana
De Gasperi con Nilo Piccoli (1951)
Nel 1945 fu nominato presidente del consiglio dei ministri, l'ultimo del Regno d'Italia. Durante tale governo fu proclamata la Repubblica e perciò fu anche il primo governo dell'Italia repubblicana, e guidò un governo di unità nazionale, che durò fino alle elezioni del 1948.
Da ricordare che il 12 giugno del 1946, allorché il consiglio dei ministri da lui presieduto procedette alla proclamazione della repubblica prima che la Corte di cassazione proclamasse i risultati definitivi del referendum del 2 e 3 giugno, egli ricoprì la carica di capo provvisorio dello Stato e dunque a lui furono trasmesse le funzioni fino allora esercitate dal re Umberto II.
De Gasperi cumulò nella sua persona le due cariche di capo del Governo (presidente del Consiglio dei ministri) e di capo dello Stato fino al 1°luglio, quando Enrico de Nicola, eletto Capo provvisorio dello Stato il 28 giugno dall'Assemblea Costituente, prese ufficialmente possesso della carica.
Il 10 agosto 1946 intervenne a Parigi alla Conferenza di pace, dove ebbe modo di contestare, attraverso un elegante e impeccabile discorso, le dure condizioni inflitte all'Italia dalla Conferenza.
« Prendendo la parola in questo consesso mondiale sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me [...] »
(Alcide De Gasperi, Parigi 1946)
Nel gennaio 1947 ebbe luogo la celebre missione di De Gasperi negli Stati Uniti, nel corso della quale lo statista conseguì un importante successo politico con l'ottenere dalle autorità americane un prestito Eximbank di 100 milioni di dollari. L'apertura di un dialogo costruttivo tra i due paesi conferì a De Gasperi la motivazione e il sostegno necessari ad attuare l'ambizioso disegno di un nuovo governo senza le sinistre e con l'apporto di un gruppo di "tecnici" guidati da Luigi Einaudi. La formazione del quarto gabinetto De Gasperi contribuirà a ripristinare la credibilità dell'azione di governo, consentendo l'adozione della strategia antinflazionistica nota come "linea Einaudi".[6].
Nell'occasione fu il terzo italiano di sempre ad essere onorato di una ticker-tape parade dalla città di New York, e sarà l'unico a ripeterne l'esperienza, nel 1951.
Le elezioni del 18 aprile del 1948 furono le più accese della storia repubblicana, visto lo scontro tra la DC ed il Fronte Popolare, composto da socialisti e comunisti. De Gasperi riuscì a guidare la DC ad uno storico successo, ottenendo il 48% dei consensi (il risultato più alto che qualsiasi partito abbia mai raggiunto in Italia) e fu nominato Presidente del primo Consiglio dei Ministri dell'Italia repubblicana.
In un'Italia oberata dal ricordo di vent'anni di dittatura fascista e spaventosamente logorata dalla Seconda guerra mondiale, De Gasperi affrontò con dignità politica le trattative di Pace con le potenze vincitrici, riuscendo a confinare le inevitabili sanzioni principalmente all'ambito del disarmo militare, ed evitando la perdita di territori di confine come l'Alto-Adige e la Valle d'Aosta. Cercò inoltre di risolvere a vantaggio dell'Italia la questione della sovranità di Trieste e dell'Istria, ove ebbe meno fortuna. Finanziò una rivista, Terza generazione, il cui scopo era di unire i giovani al di là dei partiti e superare la divisione tra fascisti e antifascisti.
Sempre in politica estera concluse importanti accordi con le potenze occidentali per finanziare la ricostruzione e il riassetto dell'economia italiana.

La tomba di De Gasperi a Roma
La situazione precaria del paese migliorava molto lentamente, provocando il malcontento del movimento operaio e sindacale; ad alimentare la protesta e i disagi fu anche una spaventosa alluvione del Po che fece molte vittime nella zona agricola delle province di Rovigo e Ferrara (1951). Nel 1952, per il timore di una affermazione in Italia delle posizioni marxiste, il Vaticano suggerì, e successivamente cercò di imporre, un'alleanza elettorale ad ampia portata per affrontare le votazioni amministrative del comune di Roma. La Santa Sede non avrebbe accettato che la "Città Eterna", in quanto sede della Cristianità, potesse essere amministrata da un sindaco socialista. De Gasperi si oppose decisamente, attenendosi alla sua moralità e al suo passato di antifascista, ad una coalizione con le destre, e resistette sino a che il Papa si arrese di fronte all'impraticabilità della proposta.L'incidente diplomatico con il Vaticano turbò profondamente l'animo di De Gasperi; ai suoi collaboratori scrisse:
« Proprio a me, un povero cattolico della Valsugana, è toccato dire di no al Papa »
Tuttavia nel 1952 Pio XII non ricevette in Vaticano De Gasperi in occasione del trentennale delle sue nozze con Francesca Romani.
Mantenne la carica di presidente del Consiglio fino all' agosto 1953, dimettendosi a causa del fallimento della legge elettorale, denominata dai suoi avversari legge truffa. Si dice (erroneamente) che tale legge fu voluta da lui stesso, mentre in realtà furono i partiti minori a volerla: infatti questi, grazie alle alleanze che si potevano formare anche dopo le elezioni, potevano recuperare i voti perduti.
Convinto sostenitore della necessità di una integrazione europea, e critico nei confronti dell'ingresso dell'Italia nella NATO, cui avrebbe di gran lunga preferito la creazione di una Comunità Europea di Difesa, Alcide De Gasperi morì il 19 agosto 1954 nella sua casa in Val di Sella (comune di Borgo Valsugana), dove amava trascorrere lunghi periodi assieme alla famiglia.La sua scomparsa improvvisa, lontano dal clamore e dall'attenzione dei palazzi romani, suscitò vasta commozione in tutt'Italia; il lungo tragitto in treno con cui la salma raggiunse Roma per le esequie di Stato, fu rallentato da numerose soste impreviste perché le masse erano accorse da ogni parte per rendere omaggio alla salma. Dentro e fuori alla chiesa dove si celebrò il funerale furono presenti rappresentanze di tutti i partiti, fatta eccezione per i deputati del MSI i quali, visto il passato di antifascista di De Gasperi, si rifiutarono di presenziare al suo funerale. Attualmente si trova sepolto a Roma, nel porticato della Basilica di San Lorenzo fuori le Mura.

Il processo di beatificazione
Poco dopo la sua morte, iniziarono le richieste di avviare per lui il processo di beatificazione.
È in corso a Trento la fase diocesana del processo di canonizzazione, che è stata aperta nel 1993, per cui la Chiesa cattolica ha assegnato ad Alcide De Gasperi il titolo di Servo di Dio.

D'un article en curs d'escriure...

La nova realitat de la feina de l’historiador:
hemeroteques i arxius digitals a la xarxa


Introducció
Tot a la vida evoluciona, canvia, es transforma, o si més no això tendim a pensar. La veritat és que no sempre l’evolució vol dir avançar en sentit positiu, però aquest també és el comú denominador de la opinió de la societat occidental. En aquest sentit, la professió d’historiador està patint grans transformacions en els darrers anys producte de la irrupció de les ja no tant “noves” tecnologies. En concret des de mitjans d’aquesta dècada estem assistint a l’aparició d’una àmplia llista de recursos digitals que han de transformar de manera radical la manera d’investigar que fins al moment s’havia desenvolupat. S’està acabant, tot i que encara queda un llarg camí per recórrer, la tasca artesanal de repassar centenars de diaris de manera manual o en format microfilm; s’està extingint la impossibilitat de trobar aquest o aquell llibre o d’accedir a fons documentals de qualsevol país llunyà.
Sense cap mena de dubte, estem assistint a una veritable revolució en la feina dels historiadors que caldrà veure com és assimilada per les diferents generacions d’investigadors. I és que, si més no parcialment, el nou context possibilita una amplitud molt més gran per a qualsevol temàtica historiogràfica, sobretot pels especialistes en Història Contemporània. És a dir, que obliga o exigeix o hauria d’obligar i d’exigir un nivell molt més de recerca de les investigacions en curs. En definitiva, que la xarxa, Internet, i els seus recursos digitals cada cop amplien els horitzons dels historiadors que ja no han de recórrer milers de quilometres per accedir a certes dades abans impossibles de localitzar.
Certament, aquesta és una tercera revolució després de la primera que suposà la invenció i implantació de la fotocopiadora o dels microfilms per a la ciència històrica allà pels anys seixanta del segle XX. Mentre abans d’aquestes “màquines miraculoses” la feina de l’historiador esdevenia un desafiament a la persistència, paciència i capacitat de còpia, a partir de l’arribada d’aquells aparells tot canvià. La possibilitat de reproduir premsa, bibliografia o documentació en grans quantitats havia de facilitar l’accés a molta més informació i, sobretot, a l’estalvi de temps. De fet, aquestes han estat les constants de les transformacions: ventall més ampli de materials i possibilitat de treballar en un marge inferior de temps. És a dir, d’utilitzar millor el temps per a publicar unes recerques molt més acurades i documentades.
I és que, qui més qui menys en aquesta professió ha consultat alguna vegada algun fons documental d’un historiador de la primera meitat del segle passat, o encara de la segona, i ha vist llargs documents copiats a mà, milers de fitxes amb dades i, ocasionalment, alguna fotografia d’un diari. Aquesta realitat limitava fins a límits insospitats les possibilitats de les investigacions, tot i què, també cal remarcar l’existència de certes ments privilegiades que, amb aquells mitjans, publicaren notables i nombroses obres. Aquella existència de l’historiador a l’arxiu o biblioteca durant setmanes i mesos copiant aquells fragments que li semblaven útils i pertinents, va morir amb l’aparició de la fotocopiadora i del microfilm. Una tecnologia a la que molts centres arxivístics o hemeroteques públiques o privades van tirar-se de cap amb bon criteri, mentre que d’altres quedaven com mostres del passat. Circumstància que, com en aquella ocasió, també passaria amb algunes institucions que, arribats en els primers moments al microfilm, s’erigirien en reductes de certes instal·lacions més que inservibles o inútils.
Aquesta revolució va ésser igualada en el seu impacte a mitjans dels anys vuitanta per l’arribada dels primers ordinadors personals que permetien aparcar les màquines d’escriure i emmagatzemar obres senceres permetent-ne la modificació sense problemes ni modificacions. Un nou fet revolucionari i transformador de la feina de l’historiador que ja no havia de perdre innumerables hores escrivint a màquina un llibre o article.
Fets que durant la segona meitat del segle XX han anat transformant la professió en quelcom de molt més còmode i menys feixuc. Canvis reals però que queden circumscrits als que generacionalment els han viscut. Vull dir que, per als qui hem arribat a aquesta professió a partir dels primers anys del segle XXI els dos primers passos ja eren axiomàtics, per tant, no eren tals. Però a diferència d’aquests, la tercera revolució, deixant de banda Internet com a concepte general, ja ha format part del nostre, meu, aprenentatge.
La aparició, com si de bolets es tractés, d’una àmplia llista d’hemeroteques, biblioteques i arxius digitals estan trencant amb múltiples limitacions en la investigació històrica. Ràpidament, en pocs anys, tot s’ha capgirat per a obrir noves portes i finestres cap a nous paisatges. Possibilitats de veure més enllà que cal aprofitar per a dotar-nos d’un coneixement molt més ampli dels fets històrics.

Internet com a recurs per a l’historiador
Al marge de l’evident utilitat d’Internet, de comunicar-se instantàniament amb qualsevol universitat, professor, biblioteca o arxiu de gran part del món (sempre amb l’acte de fe que representa esperar una resposta), ens permet descobrir gran quantitat de materials desconeguts. Per una banda, ja fa anys que es pot accedir a grans quantitats de catàlegs on-line de tot tipus de centres, exemple molt proper és del Catàleg del Consorci de Biblioteques Universitàries de Catalunya (www.cbuc.cat) que engloba el gruix dels catàlegs de les universitats del país. Una eina que ens permet descobrir i localitzar obres que mai hauríem conegut si la cerca s’hagués fet de manera presencial i manual a una biblioteca. De la mateixa manera podem accedir a catàlegs de centres universitaris o biblioteques nacionals d’arreu del món.
Alhora, la xarxa ens permet accedir a la compra de milers d’obres a través de pàgines especialitzades com Iberlibro (www.iberlibro.com), Abebooks en les seves diferents seus virtuals (www.abebooks.fr, www.abebooks.co.uk o www.abebooks.it) o Amazon (www.amazon.com/books), per situar alguns exemples. Un recurs gens menyspreable quan el recurs bibliotecari resulta inútil i no tenim manera de localitzar un títol en concret. Alhora que, com és evident, podrem descobrir obres que desconeixíem i de les quals no havíem trobat cap referència bibliogràfica.[1] En aquesta mateixa direcció la xarxa ens possibilita per a l’accés als fons de les principals llibreries, fundacions, centres d’estudis locals i cases editorials d’arreu del món. Possibilitats de molt difícil accés sense Internet i que provocava la desconeixença absoluta de certes publicacions. Avui tots podem accedir al catàleg de les obres referents a Història publicades per la Cambridge University Press (http://www.cambridge.org/uk/browse/default.asp?subjectid=1006342), de l’editorial francesa L’Harmattan (http://harmattan.fr/index.asp?navig=catalogue&sr=3&consult=titre&lettre=H), de la catalana Publicacions de l’Abadia de Montserrat (www.pamsa.com) o de la italiana (http://www.laterza.it/index-storia.asp?caso=1) per situar quatre exemples. Podem accedir a un cos bibliogràfic immens i gegantí. Només les limitacions idiomàtiques poden esdevenir una barrera. Per tant, les possibilitats de coneixement, de contrastar dades i ampliar les pròpies investigacions esdevé infinit.
Per altra banda, el coneixement de les novetats editorials també es facilita amb la possibilitat d’accedir a múltiples suplements dedicats a llibres (per exemple el blog de l’editorial valenciana-catalana Afers ens enllaça amb més de cinquanta publicacions, http://editorialafers.blogspot.com/) a revistes especialitzades o a pàgines com Dialnet (http://dialnet.unirioja.es/) gestionada des la Universitat de La Rioja que ens permet un repàs (tot i que no exhaustiu) d’una àmplia selecció d’articles apareguts en revistes especialitzades. Una fet que bé a relacionar-se indefectiblement amb el fracàs parcial, com a mínim fins al moment, de les revistes d’història digitals tot i algunes excepcions com per exemple la revista de la University of London, 19 Interdisciplinary Studies in the Long Nineteenth Century (http://www.19.bbk.ac.uk/index.htm) o d’altres (per a un llistat de links veure: http://seneca.uab.cat/historia/hn0708.htm).
Encara un altre sentit, la xarxa ens permet solucionar un dels eterns problemes del món acadèmic no ja limitat a la història sinó a totes les disciplines: la “mort” de milers de tesis doctorals en les biblioteques o despatxos de professors. Investigacions, en ocasions molt interessants i innovadores que, per la pròpia naturalesa del món universitari i editorial en moltes ocasions restaran sense editar o s’oferiran al públic de manera reduïda o parcial. Circumstància que provocarà que gran part de l’esforç d’investigació de l’autor es perdi per a quedar sempre més en la foscor. I és que, fins al moment, l’única manera de saber de l’existència d’una tesi era, o formar part del tribunal o veure-la en algun despatx. Quantes vegades haurem volgut consultar aquella tesi que apareixia en un peu de pàgina però que fou llegida en una universitat perduda de ves a saber on l’any 1978 o el 1994. Fet que l’esforç de molts centres universitaris d’arreu dels cinc continents està començant a revertir per a donar publicitat a infinitat de tesis. Així, alguns exemples d’accessos lliures a textos de gran interès són: Biblioteca Digital Brasileira de Teses e Dissertações (http://bdtd2.ibict.br/), Theses Canada Portal (http://amicus.collectionscanada.ca/s4-bin/Main/BasicSearch?coll=18&l=0&v=1), Australasian Digital Theses Program (http://adt.caul.edu.au/), Tesis Complutenses Digitales de la UCM (http://cisne.sim.ucm.es/search*spi) o Tesis Doctorals en Xarxa de les Universitats Catalanes i algunes espanyoles (http://www.tdcat.cesca.es/). Pàgines que ens permetran accedir al text complet d’investigacions realitzades arreu de les universitats brasileres, del canadà, Austràlia, Catalunya o Nova Zelanda i que ens faran accedir en pocs minuts a un text impossible de conèixer o localitzar per cap altre via.


L’accés als llibres, articles, arxius i bases de dades
Hi ha un element clau en la riquesa documental que s’està construint a la xarxa, i no és cap altre que les ànsies de tot autor i investigador de donar a conèixer la seva feina. De manera paral·lela també les institucions de moltes petites localitats o ciutats mitjanes, de països fora dels circuits de la història més coneguda o d’arxius o fundacions poc consultats estan realitzant un esforç considerable per a situar-se en el nou entorn.
En aquest sentit, la simple cerca en qualsevol buscador (www.google.com o www.yahoo.com) del nom d’un historiador, títol de llibre o article ja és una sortida útil per a la investigació, evidentment, sempre amb criteri. I és que de la mateixa manera que la bibliografia s’ha de seleccionar i llegir, Internet ens proporcionarà, en ocasions, una àmplia oferta de textos a escatir sobre qualsevol temàtica. Així, en moltes ocasions podrem accedir a articles de revistes acadèmiques que la mateixa revista, autor o qualsevol internauta ha penjat o digitalitzat. La nostra feina serà discernir entre allò que està escrit amb rigor i allò que respon a la simple possibilitat de publicar on-line a la que tothom ha accedit. Una separació que caldrà fer entre els milions de pàgines dedicades a temàtiques històriques, a vegades amb certa professionalitat i d’altres sense cap mena de rigorositat. Aquí és on caldrà utilitzar correctament la nova eina. Tanmateix, al marge de la cerca més simple i de la qual es podran derivar resultats simples. Caldrà excarvar en els resulats dels buscadors per a poder trobar pàgines d’institucions privades o públiques, de revistes en format paper digitalitzades o de reproducció de llibres per a accedir a la veritable font d’informació que està començant a omplir l’oceà d’Internet.
I és que, fins al moment, no són gaires les pàgines o blogs que ajuden a concentrar links amb tots o gran part dels recursos de la xarxa dedicats a la història. En aquest sentit, per exemple, és molt útil per estar al corrent del que es va afegint a la xarxa, el blog del Repertorio di risorse web a cura della Biblioteca di Filosofia e Storia della Universitá di Pisa (http://filosofiastoria.wordpress.com/category/storia-contemporanea/) o el meu propi blog (www.arnaugonzalezvilalta.blogspot.com).
A partir d’aquests, però també de cerques simples als buscadors podrem localitzar per exemple els centenars de Working Papers de l’Institut de Ciències Polítiques i Socials adscrit a la UAB (http://www.icps.es/publicacions.asp?tipo=0), l’Opera Omnia On-line del capellà sicilià i iniciador del moviment democratacristià Luigi Sturzo (http://80.241.231.185/RDB/Public/View/ViewIndex.aspx?idView=22), una àmplia selecció de documentació, epistolari, discursos i altres de l’exprimer ministre italià Alcide de Gasperi (http://www.degasperi.net/index.php), d’articles i llibres sobre el Quebec (http://classiques.uqac.ca/contemporains/), tota la col·lecció sencera de números de la revista de la Universidad Complutense de Madrid “Cuadernos de Historia Contemporanea” entre 1988 i 2006 (http://www.ucm.es/BUCM/revistasBUC/portal/modulos.php?name=Revistas2_Historico&id=CHCO&num=CHCO070722), la “Revista de Estudios Políticos” del Centro de Estudios Políticos y Constitucionales des de 1941 a 2004 (http://dialnet.unirioja.es/servlet/revista?tipo_busqueda=CODIGO&clave_revista=1166) o “Espacio, Tiempo y Forma” de la UNED des de 1988 a l’actualitat (http://62.204.194.45:8080/fedora/get/bibliuned:ETFSerieV/demo:Collection/view).

Les hemeroteques digitals: la gran revolució
[1] En un lloc molt més secundari es pot situar pàgines de l’estil d’e-bay en les seves seccions per països (www.ebay.com) en les quals la compra de material bibliogràfic resulta molt més aleatori però amb grans sorpreses. En moltes ocasions es pot localitzar documents rars i en algunes ocasions de gran valor històric a preus irrisoris. Tot i que pugui succeir el mateix en un sentit inversament proporcional.

dilluns, d’agost 03, 2009

Aaaaaaaaa "Estampa" (1928-1936) i altres a la xarxa


Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aquí podeu consultar "Estampa" des de 1928 a 1936 i moltes altres publicacions "El Liberal", "El Siglo Futuro", etc. Ja tenia aquest link enllaçat fa temps, però ara la Biblioteca Nacional Española (BNE) ha fet molts avenços. Haureu de seleccionar l'any que voleu veure, la ciutat, la publicació i podreu buscar per termes des de l'inici. Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!

"El Socialista" (1886-2006) i altres publicacions del PSOE digitalitzades


Benvolguts, després de tornar de Serdenya de passar uns dies, la xaraxa no fa res més que donar-me grans sorpreses. En aquest cas us facilito l'enllaç de l'Hemeroteca de la Fundació Pablo Iglesias del PSOE (cal entrar a Archivo y Biblioteca i, després, a Hemeroteca). Hi podreu consultar el seuportaveu històric "El Socialista" des de 1886 al 2006 i d'altres publicacions del partit i de la UGT. Lamentablement no es poden fer cerques per termes en general. Només es pot buscar una data concreta i allà si que podreu buscar un nom o paraula.